Storie di Football Perduto: alla scoperta della sport che "ha creato" la nostra identità nazionale

Oggi per la nostra rubrica “Dietro Le Quinte”, abbiamo con noi Alessandro Bassi, il creatore del blog “Storie di Football Perduto”. Il blog risulta da subito diverso da tutti gli altri siti calcistici presenti sul web. Qui potrete leggere di diverse epoche, di quando il calcio stava nascendo in Italia e di quando nel 1920 nacquero i due campionati. Ogni articolo su Storie di Football Perduto, è una “perla” dal passato, considerando anche l’ottima prosa con cui sono narrate, sarebbe un gran peccato farsele sfuggire.
Adesso lasciamo la parola ad Alessandro.
Buongiorno e grazie per aver accettato l'intervista. Come e quando nasce la realtà di “Storie di Football Perduto”?
Grazie a voi! Il blog nasce nel 2014 quale contenitore di una parte del materiale storico accumulato, frutto di ricerche nel campo storico calcistico che sto portando avanti dalla metà degli anni '90. Pubblicato il mio primo saggio "Il football dei pionieri" nel 2012 e in vista della pubblicazione del successivo "1915. Dal football alle trincee" che sarebbe uscito nel 2015, ho pensato di aprire anche il blog.
Ci parli della redazione, lavora da solo?
Il mio blog è completamente artigianale e completamente ed esclusivamente portato avanti da me. Come ho spiegato prima il mio lavoro di ricerca si concreta nelle pubblicazioni, il blog è un mero strumento di archiviazione spesso parziale, spesso in divenire, delle mie ricerche. Ricerche che si basano sullo studio dei documenti ufficiali, quando si riescono a trovare. Poi giornali e testate dell'epoca. Memorialistica e fonti indirette sono anch'esse utilizzate, confrontate, soppesate e verificate incrociandole tra loro. Il bello è che questo è un lavoro sempre in divenire, perché di archivi e documenti ne saltano fuori in continuazione e la ricerca riprende, sempre da capo, sempre più entusiasmante!
Come è nata la passione per il mondo del calcio?
Da piccolo. Mio padre mi ha portato a vedere per la prima volta la Reggiana nel 1981, avevo 8 anni, e da lì è stato amore a prima vista. Essendo poi appassionato della storia, ho iniziato ben presto a unire queste passioni e ad interessarmi ai meccanismi e ai personaggi che hanno portato alla diffusione del calcio in Italia.
I lettori che tipo di contenuti possono leggere sul sito “Storie di Football Perduto”?
Storiche. Qua non si fa gossip o discussioni da bar sport. È un blog tecnico, un contenitore storico dove mi piace pensare il lettore possa trovare spunti di riflessione e magari la curiosità per approfondire certi temi, magari iniziando lui stesso un percorso di ricerca. Fare ricerca storica non significa avere la verità in tasca, anzi, tutt'altro: dal mio punto di vista significa essere mossi da grande curiosità e voglia di mettersi in gioco e mettere in gioco le proprie convinzioni.
Come le è venuta l’idea di raccontare storie calcistiche “perdute” dal tempo?
Perché ce ne sono davvero tante! Il XX secolo può essere raccontato con estrema efficacia e profondità utilizzando lo strumento del calcio – e dello sport in generale. Ecco, le storie “perdute” alle quali mi interesso sono soprattutto quelle che mettono in connessione la storia del calcio con quella più ad ampio respiro. Le storie del mio blog non sono racconti di narrativa, non si fa storytelling e non è neppure un blog giornalistico: è un blog di storia. Come ho detto prima, qua si cerca di offrire spunti di riflessione storica e spunti di studio rigorosi partendo necessariamente dallo studio delle fonti. Non mi stancherò mai di ripeterlo: gli archivi sono la nostra linfa e vanno tutelati, protetti e valorizzati.
Pensa che nel tempo la passione per il mondo del calcio sia cambiata da quando è nato lo sport o rimane sempre la stessa? E quale fra gli avvenimenti storici l’ha maggiormente colpita?
Come ho detto il '900 è stato il secolo dello sport e lo sport è una delle chiavi per poter analizzare il XX secolo. Per poterlo capire meglio. Tanti sono gli avvenimenti sportivi e calcistici che lo hanno caratterizzato e che lo hanno in qualche modo definito. Restringendo al mio ambito di studio – le origini del calcio nell'Italia liberale tra '800 e '900 – mi ha colpito molto la relativa velocità con la quale l'interesse e la passione per il calcio si sia fatta strada sin da subito, sin dalle prime stentate esibizioni. Il calcio, più e meglio di qualsiasi altro sport in Italia, è stato strumento e motivo di divisione ed aggregazione identitaria tra le sempre più numerose folle di appassionati. Allo stesso tempo, però, il calcio è stato “usato” per creare un'identità nazionale per un popolo che Nazione non era ancora.
Cosa ne pensa dell’Italia agli Europei di quest’anno? La vittoria è stata per Lei una sorpresa?
Assolutamente sì, una piacevole sorpresa. In tutta onestà non avevo pronosticato l'Italia campione d'Europa, neppure dopo il girone iniziale. Quando sono arrivate le prime insidie la squadra ha saputo resistere senza snaturarsi, senza rinunciare alle sue caratteristiche: cercare di vincere proponendo gioco. Grande merito ai giocatori, certo, ma secondo me il vero fuoriclasse è stato – ed è – Roberto Mancini che ha saputo dare un'idea e ha avuto il coraggio di portarla avanti sino alla fine.
Grazie per la piacevole chiacchierata e a presto a voi e a tutti i lettori!
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